“Vignas. La viticoltura nel Codice Rurale e nella Carta de Logu”. È il titolo del convegno organizzato dall’Istar, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Oristano e con l’Assessorato alla pubblica istruzione e beni culturali della Regione Sarda, in programma venerdì 1 dicembre alle 18 nell’Auditorium dell’Hospitalis Sancti Antoni di Oristano.
Il convegno dell’Istituto storico arborense offrirà un contributo conoscitivo sulla coltivazione della vite ai tempi del Giudicato e consentirà di approfondire la storia della vernaccia nella Sardegna medievale. Dopo i saluti del Sindaco Massimiliano Sanna, dell’Assessore alla Cultura Luca Faedda e del Presidente dell’Istar Erika Vivian, il convegno, introdotto e coordinato dal Direttore scientifico dell’Istar Giampaolo Mele, entrerà nel vivo con gli interventi dei relatori: Gian Giacomo Ortu e Roberto Ripa. Claudio Quirico Serra (voce) e Franco Fois (liuto) proporranno un momento musicale con musiche medievali tratte dal “Llibre Vermell de Montserrat” ai tempi di Giovanni I d’Aragona il Cacciatore ed Eleonora d’Arborea.
“Sia la Carta de Logu, sia il Codice Rurale di Mariano IV dedicano diversi capitoli alla viticoltura e alle vigne – evidenzia Giampaolo Mele -. In particolare, il padre di Eleonora d’Arborea cita nel prologo della sua raccolta di leggi agrarie le lamentazioni che si levavano «nelle terre nostre d’Arborea e di Logudoro, riguardo alle vigne, gli orti e i coltivi che vanno in rovina e si impoveriscono per la scarsa vigilanza e cura che si dà al bestiame, da parte del proprietario e di chi lo custodisce, per la qual cosa molte vigne e orti restano abbandonati e incolti, e molte persone, che pure vi lavorerebbero». L’incontro si propone di offrire un quadro storico divulgativo della coltivazione della vite nel Giudicato, sulla base del diritto arborense. Verrà altresì offerto un excursus sulla vernaccia, non menzionata da Mariano ed Eleonora, ma documentata nel Medioevo sardo, e un omaggio musicale di canti e danze della fine del Trecento, tratte dal Llibre Vermell di Montserrat, ai tempi della Peste Nera”.
“La viticoltura è una componente importante della potenza economica del Giudicato d’Arborea che gli consente di sostenere per decenni la guerra di liberazione della Sardegna dalla dominazione aragonese” spiega Gian Giacomo Ortu, che durante il convegno proporrà una relazione su “Vite e vigne nel Giudicato d’Arborea”. “La creazione nel territorio di ogni villaggio di un distretto viticolo, ordinata dai giudici Mariano IV ed Eleonora, è fattore, per la necessità della sua gestione collettiva, di costruzione della stessa comunità rurale e dei suoi organi di autogoverno – precisa Ortu -. Correlativamente, l’affermazione della proprietà individuale sulle vigne contribuisce alla definitiva emancipazione dei contadini dalla servitù ed è veicolo e fattore di sviluppo dell’azienda agricola autonoma. Irrobustendo e tonificando il tessuto sociale del Giudicato, la formazione di un ceto di agricoltori proprietari contribuisce a conferirgli quel profilo di civiltà di uomini liberi che possiamo ben dire arborense”.
“Il mito di un vino simbolo del Giudicato” sarà la relazione a cura di Roberto Ripa: “Il vino Vernaccia ha una storia antica e ricca di fascino, profondamente radicata alla terra dell’antico Giudicato di Arborea ma anche tanto carica di mistero. In Sardegna la più antica attestazione scritta della parola Vernaccia risale, attualmente, ai primi decenni del XIV secolo e si trova nel Breve di Villa di Chiesa. Il codice di leggi della cittadina medievale riporta “varnaccia” in riferimento al vino che deve essere venduto dai “vinaiuoli et vinaiuole” nel rispetto di ben definite modalità. La Villa mineraria col territorio che oggi corrisponde al Sulcis Iglesiente era sotto la dominazione pisana per mano della dinastia dei Donoratico. Il testo impone un interrogativo centrale: quale è la vernaccia di cui parla il Breve? Si può ipotizzare che fosse la stessa prodotta nel Giudicato di Arborea? Oppure è un richiamo al ben noto vino toscano che nulla ha da vedere con la attuale Vernaccia di Oristano? Eleonora d’Arborea nella sua Carta de Logu riprende e amplia il Corpus di ordinamenti del padre Mariano IV, che aveva emanato anche il Codice rurale. Spicca un’attenzione straordinaria per la vigna, le viti. Eppure non figura mai un richiamo diretto al vino vernaccia o ad altri specifici vini. Nella relazione si vuole avviare una prima indagine interdisciplinare su una gemma enologica che la storia, la tradizione e la simbologia, hanno fatto assurgere a vino mito, leggendario, sino ai giorni nostri. Un unicum al mondo, emblema di Oristano.