Il problema della Sardegna è la speculazione energetica che si sta sviluppando attorno alle energie rinnovabili. Sul fronte energetico è necessario fare un discorso serio ed evitare che i cittadini che si battono attivamente per la difesa del territorio vengano strumentalizzati. È fondamentale aiutarli ad informarsi correttamente su problemi che spesso sono complessi e non giocare con la disinformazione o la banalizzazione dei problemi, come alcuni portatori di interessi ben diversi da quelli dei sardi stanno tentando di fare. È importante che sul tema delle energie rinnovabili la Sardegna abbia finalmente un ruolo attivo e non ci si limiti a lamentarsi di decisioni prese da altri. Ciò che sta accadendo in queste settimane conferma l’evidente cambio di registro rispetto al passato: sulla Sardegna decidono i sardi.

Il rischio concreto è che imprenditori e aziende non sardi, e spesso neanche italiani, approfittino del contesto normativo fino a qualche tempo fa estremamente favorevole e delle caratteristiche di insolazione e ventosità della Sardegna, per installare qui da noi i loro impianti, senza che la popolazione sarda riceva da ciò un reale beneficio e imponendo delle modifiche al paesaggio che in tanti casi sono semplicemente inaccettabili.

Chi mi accusa di essere corresponsabile dell’assalto eolico merita semplicemente una querela. Per prima cosa tengo a correggere alcune imprecisioni. Ero sì viceministra al MISE, ma con delega alle crisi industriali e seguivo per conto del Ministro i lavori del CITE, il Comitato per la Transizione Ecologica. La delega al CITE non mi dava modo di intervenire sui cosiddetti Decreti Draghi, perché l’oggetto di lavoro del CITE era un altro. Il Decreto non è passato per il CITE, ma è stato gestito direttamente da Mario Draghi e dal ministro Cingolani in Consiglio dei Ministri. Il Decreto Draghi ha ricevuto, durante il governo Solinas, il benestare della Regione Sardegna mediante un’intesa del 13 ottobre 2021 in Conferenza Unificata, conferenza in cui, per giunta, il coordinamento tecnico era presieduto dalla stessa Regione Sardegna. Chi mi accusa dovrebbe sapere che i provvedimenti di iniziativa governativa sono scritti e definiti nei loro contenuti dal ministero competente che, nel caso del Decreto in questione, si trattava del ministero della Transizione Ecologica, non certo quello dello Sviluppo Economico di cui ero viceministra. I contenuti del decreto non erano certo modificabili da me in quanto viceministro, e questo perché i provvedimenti legislativi di iniziativa governativa possono essere modificati solo dal Consiglio del Ministri, composto, per l’appunto, dai ministri. Chi mi accusa, quindi, o non si è informato a sufficienza o è in malafede. Lascio a chi legge il compito di decidere chi inserire nel primo e chi nel secondo gruppo.


Di pochissimi interventi rispetto a quelli che abbiamo fermato approvando una sospensiva che blocca tutto il bloccabile per un massimo di 18 mesi. Nel frattempo, stiamo lavorando alla mappa delle aree idonee che dovrà essere consegnata entro 180 giorni a partire dal 3 luglio scorso. Abbiamo combattuto in varie sedi per ottenere un decreto sulle aree idonee che rispondesse alle prerogative della Sardegna e abbiamo ottenuto che sia la Sardegna a definire come dislocare gli impianti eolici e fotovoltaici sul nostro territorio per raggiungere entro il 2030 la quota di 6,2 GWp aggiuntivi rispetto agli impianti già entrati in esercizio prima del 2021, senza dover subire passivamente le decisioni del Governo nazionale. Importante è poi il riconoscimento che abbiamo ottenuto sul tema dell’eolico offshore: qualsiasi campo venga posto al largo delle coste della nostra isola, incide sulla Sardegna in quanto impatta sull’economia, la pesca, il turismo, il paesaggio e l’ambiente anche se viene realizzato nella fascia al di fuori dalla competenza della Regione, su acque nazionali o internazionali.. L’impegno della Sardegna verrà quindi considerato per intero e non, come alcuni avrebbero voluto prima del nostro intervento, concedendoci solo le briciole a fronte dell’installazione di simili impianti, solitamente di grandi o grandissime dimensioni. La Sardegna potrà infine decidere quale dovrà essere il suo destino energetico: non ci saranno più autorizzazioni che passeranno sopra la nostra testa perché ogni autorizzazione verrà decisa e data dagli uffici della Regione, chiaramente interpellando i Comuni, i territori e i cittadini.

Considero importante e da valorizzare ogni singolo contributo, soprattutto quelli che vengono dai cittadini, ma bisogna evitare di cadere nella demagogia e smetterla di pensare che a governare la Regione siano degli incapaci o delle persone che non studiano o che, perché in malafede, non vogliono fare il bene della Sardegna. Noi ci siamo presi la responsabilità di governare e sappiamo bene cosa dobbiamo fare per fermare la speculazione senza interrompere la transizione ecologica.


Le richieste di autorizzazione si sono moltiplicate non appena le leggi nazionali, unite alla colpevole immobilità di chi ci ha preceduto, hanno spianato il campo agli speculatori. Non bisogna però pensare che tutte le richieste abbiano le caratteristiche per poter concludere positivamente l’iter autorizzativo, né che permetteremo un’occupazione indiscriminata del territorio con gli impianti per la produzione di energia. Ripeto, la transizione energetica serve e verrà portata a termine, ma non sulla pelle dei sardi.

La quota è stata calcolata dal nostro punto di partenza: abbiamo ancora due centrali a carbone in attività, e spesso ci si dimentica che inquinano e, pur non avendo ancora un registro dei tumori – siamo indietro anche in questo – sappiamo che hanno provocato e continuano a provocare tantissime malattie. Questo per non parlare del maggiore produttore di energia elettrica in Sardegna, che è la centrale di Sarlux (gruppo SARAS) che produce energia bruciando gli scarti di raffinazione. Alla luce di ciò e del fatto che la Sardegna, per insolazione, ventosità e scarsa densità di popolazione in un territorio particolarmente vasto, è una terra che si presta più di tante altre alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, dobbiamo fare in modo che questo rappresenti per tutti noi un’opportunità e non una minaccia. Stiamo lavorando per questo e abbiamo bisogno dell’aiuto di tutte le sarde e di tutti i sardi, uniti più che mai per un obiettivo comune.