Le Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento più conosciute col termine popolare Sacramentine, del monastero di via Vinea Regum a Oristano, sta vivendo un momento provvidenziale di rinascita. Come capita per molte comunità di vita contemplativa, anche nei nostri monasteri scarseggiano le vocazioni. Ma una provvidenziale inversione si sta realizzando in questi giorni: domenica 20 febbraio, alle ore 17, l’Arcivescovo mons. Roberto Carboni, ha accolto un gruppo di dieci monache (più due novizie), provenienti dal Monastero di Barcellona, che ha dovuto chiudere i battenti perché non più adatto alla vita claustrale. La solenne concelebrazione eucaristica ha sancito la definitiva aggregazione delle nuove monache al monastero cittadino e alle sei attuali monache.

Le religiose provengono da diversi continenti (America del Sud, Europa, Asia e Africa): hanno scelto il monastero di Oristano per continuare la loro esperienza claustrale e rinverdire il carisma della loro fondatrice madre Maria Maddalena dell’Incarnazione.

Non avremmo mai immaginato che da Barcellona ci saremmo spostate in una comunità come quella di Oristano, hanno dichiarato al settimanale diocesano L’Arborense al termine della celebrazione. Eravamo consapevoli che le sorelle avessero bisogno del nostro sostegno perché anziane e malate ma non pensavamo che di lì a poco ci saremo trasferite davvero! Già dal 2019 alcune di noi vennero in questa comunità per fare esperienza e formazione ma non nella prospettiva di un trasferimento duraturo. Piano piano ci siamo legate e l’affetto è cresciuto, tanto da rimanere sempre in contatto e a pregare costantemente l’una per l’altra. Le sorelle di Oristano avevano bisogno del nostro aiuto e il dolore e la solitudine provocate dalla pandemia ci ha aiutato a capire: siamo chiamate a essere adoratrici perpetue ma al contempo dobbiamo prenderci cura di chi si trova in difficoltà. Abbiamo deciso di unirci con le sorelle di Oristano in piena libertà. Seppur con difficoltà lo abbiamo fatto per loro ma anche per noi, accettando che questo sia il lavoro del Signore e che la missione di tutti noi sia quella di adempiere alla sua volontà, anche quando non ci è chiara sin da subito.

La fondazione della comunità di Oristano risale agli inizi degli anni ’50 del secolo scorso, come gemmazione spuntata da una costola del Monastero sacramentino di Cagliari: il Monastero in quegli anni era molto affollato e ricco di vocazioni. La giovane abbadessa di Cagliari, Madre Modestina ricevette una donazione da un benefattore, una casa in via Vinea Regum: chiese all’arcivescovo di Oristano mons. Sebastiano Fraghì di poter fondare in città un nuovo monastero, dapprima dipendente da Cagliari, e poi autonomo.

La presenza degli ordini non contemplativi che adempiono alla loro missione prendendosi cura dei poveri, dei malati e dei bambini, ha spiegato l’Arcivescovo mons. Roberto Carboni durante la sua omelia, in comunione con quelli contemplativi è il segno concreto che ci mostra ciò che la Chiesa sia realmente: non si riflette in uno schema gerarchico ma si estende come un albero che con i suoi rami e le sue radici raggiunge ogni luogo e ogni situazione.

Mercoledì, 23 febbraio 2022