La Sardegna si conferma tra le regioni più
veloci a pagare i lavori pubblici alle aziende: quarto posto in
Italia. I Comuni saldano le fatture in 24 giorni, 8 meno della media
nazionale. Fabio Mereu e Daniele Serra (Presidente e Segretario
Confartigianato Sardegna): “Puntare ancora sulla compensazione secca
debiti-crediti”.

Gli Enti Locali della Sardegna sono tra i più veloci nel saldare le
fatture alle imprese. Nel 2023, infatti, i Comuni sardi hanno pagato i
lavori pubblici eseguiti con una media di 24 giorni, ben 6 sotto il
limite imposto dalla Direttiva Comunitaria sui pagamenti 2011/7/UE –
recepita con il decreto legislativo 9 novembre 2012 n.192, che impone
infatti 30 giorni come termine ordinario di pagamento per tutti i
settori della PA. Questi dati pongono l’Isola al quarto posto
nazionale per velocità nella classifica aperta dal Veneto con 20
giorni, seguito Friuli e Trentino con 22. La classifica è chiusa dalla
Calabria con 52 preceduta dalla Campania con 47, contro una media
nazionale di 32.

E’ questo ciò che emerge dall’ultima analisi sui “Tempi di pagamento
dei Comuni”, realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese
Sardegna su dati MEF-RGS dell’anno appena concluso.

I dati comunali più recenti ricordano come sui 375 Comuni isolani, ben
242 pagassero entro i 30 giorni (il 64,5%), 124 entro i 60 giorni (il
33,1%), 8 arrivavano a 90 (2,1%) e solo 1 toccava i 180 (0,3%). I
paesi della provincia di Sassari risultavano i più virtuosi; seguiti
da quelli del Sud Sardegna con 29 di media, Nuoro con 32 e Oristano e
Cagliari con 35.

“La velocità media dei pagamenti che abbiamo rilevato è positiva –
commenta Fabio Mereu, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna –
ma ci sono ancora imprenditori sardi che ricevono ciò che dovrebbero
oltre i 30 giorni, costringendoli ad attingere da risorse proprie o,
peggio, ad indebitarsi con il sistema bancario. Per questo è
necessario sostenere quelle Amministrazioni Locali che non riescono a
rispettare i termini della Direttiva”. “Al di là dei dati positivi –
continua Mereu – la nostra proposta è chiara: è sempre più necessari
la compensazione secca, diretta e universale tra i debiti della
Pubblica amministrazione verso le imprese e i debiti fiscali e
contributivi delle imprese fornitrici della stessa PA”.

“E’ necessario impegnarsi affinché tutti paghino entro i termini
stabiliti per Legge – aggiunge Daniele Serra, Segretario Regionale di
Confartigianato Sardegna – le nostre imprese artigiane non possono
permettersi il lusso di attendere il saldo delle fatture oltre il
dovuto anche perché a loro volta sono tenute a rispettare il
calendario dei vari pagamenti e contributi che devono versare allo
Stato. Abbiamo tanti esempi virtuosi di Comuni che saldano tutto con
largo anticipo: quindi si può fare”. “Da anni Confartigianato si
impegna per rafforzare la normativa al fine di rendere più vincolanti
i termini di pagamento e contrastare il fenomeno del “business del
pagherò” – conclude Serra – le PMI non devono più essere esposte
all’incertezza normativa e all’arbitrarietà di chi detiene posizioni
dominanti. In questo periodo di alta inflazione e tassi di interesse
elevati, ritardare i pagamenti o non pagarli affatto ai fornitori è il
modo più semplice per ottenere finanziamenti senza ricorrere ai
prestiti bancari. Tutto ciò grava sulle spalle delle imprese
creditrici”

La situazione nazionale.

Se la Sardegna è un “piccolo paradiso dei pagamenti pubblici”, questo
non si può dire per il resto d’Italia. Infatti, oltre ad un cronico
elevato debito pubblico, nell’ambito dell’Unione europea la Nazione
presenta il terzo più alto peso sull’economia dei debiti commerciali
delle Amministrazioni pubbliche verso le imprese.

Il confronto europeo, condotto sulla sola parte di spesa corrente
comprensiva delle anticipazioni, evidenzia che nel 2022 tale debito in
Italia è pari al 2,5% del PIL dietro al 2,8% del Belgio e al 2,6%
della Finlandia. L’Italia supera inoltre anche l’1,7% della media Ue a
27 e dell’Eurozona, l’1,6% Francia e lo 0,8% della Spagna.

Ad oltre dieci anni dall’entrata in vigore della direttiva europea
(UE/2011/7) contro i ritardi di pagamento in vigore dal 2013 che
sancisce il pagamento entro 30 giorni persistono alcune situazioni di
eccessive dilazioni nei pagamenti delle forniture pubbliche. Tra gli
obiettivi del PNRR era previsto il rispetto dei termini definiti dalla
legislazione europea e italiana, ma l’Italia ha dovuto chiedere una
proroga al marzo del 2025 rispetto al termine del 31 dicembre 2023.

Il focus sui Comuni.

In una fase caratterizzata dall’incremento della spesa per
investimenti dei Comuni, si registra per queste amministrazioni
locali, al primo semestre 2023, un tempo medio di pagamento di 32
giorni. A fronte di un dato medio che si allinea al limite imposto
dalla normativa, si osservano ampie differenze territoriali. L’analisi
dei dati del monitoraggio dello stock dei debiti commerciali relativo
alle Amministrazioni comunali evidenzia che nel 2023 i tempi medi di
pagamento più elevati si riscontrano nei Comuni del Sud con 43 giorni
seguiti dai Comuni del Centro con 32 giorni, dai Comuni del Nord-ovest
con 26 giorni e dai Comuni del Nord-est con 23 giorni. Le situazioni
più critiche nel Mezzogiorno si associano ai più elevati tassi di
interesse pagati dalle imprese: a settembre 2023 il tasso di interesse
annuo effettivo alle imprese del Mezzogiorno è del 7,23%, superiore di
125 punti base superiore al 5,98% del Nord Est.

In chiave regionale i tempi medi di pagamento più elevati si
registrano per i Comuni della Calabria con 54 giorni, i Comuni della
Campania con 47 giorni, i Comuni della Sicilia con 46 giorni, i Comuni
dell’Abruzzo con 43 giorni, i Comuni del Molise con 41 giorni e i
Comuni della Basilicata con 40 giorni. Le situazioni più virtuose si
registrano per i Comuni della Toscana e i Comuni della Lombardia con
25 giorni, Comuni della Sardegna e della Valle d’Aosta con 24 giorni,
i Comuni del Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia con 22 giorni
e i Comuni del Veneto con 20 giorni.

L’area più critica – Nonostante il tempo medio di pagamento dei Comuni
sia sostanzialmente in linea con i requisiti di legge, va evidenziato
che, a undici anni dall’entrata in vigore della Direttiva, si contano
ancora 970 Comuni, pari al 12,3% dei Comuni monitorati, che hanno
ricevuto fatture nel primo semestre del 2023 per 1,9 miliardi di euro
e che registrano tempi medi di pagamento superiori a 60 giorni, con
una media di 77 giorni, oltre due volte e mezzo i termini di legge. Di
questi, 569 comuni sono localizzati del Mezzogiorno, con una incidenza
pari al 23,0% del totale delle Amministrazioni comunali della
ripartizione, più che tripla rispetto al 7,4% rilevata per i Comuni
del Centro-Nord.