Il recente traguardo conquistato da Coldiretti Sardegna con la fine delle restrizioni legate alla Peste suina africana (PSA) rappresenta un punto di svolta cruciale per il settore suinicolo dell’isola. Questa vittoria non solo celebra gli sforzi incessanti degli allevatori sardi, ma riporta anche l’attenzione su un aspetto fondamentale: la necessità di monitorare attentamente la qualità e la sicurezza delle carni, in particolare quelle importate dal continente.
La fine delle restrizioni, approvata all’unanimità dagli Stati membri dell’Unione Europea, consente agli allevatori sardi di espandere il proprio mercato e di esplorare nuove opportunità economiche. Tuttavia, il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu, lancia un avvertimento importante: la vigilanza sulle carni provenienti da altre regioni, come il Nord Italia, diventa essenziale. Lo scetticismo deriva dal fatto che le rigorose misure sanitarie implementate in Sardegna non sembrerebbero essere replicate in altre aree del Paese, comportando il rischio di introdurre carni a basso costo ma potenzialmente di dubbia qualità o sicurezza.
In questo contesto, il monitoraggio delle carni è cruciale non solo per proteggere la salute pubblica, ma anche per salvaguardare l’immagine del settore suinicolo sardo, che ha investito tempo e risorse per garantire standard elevati e rispettare le normative sanitarie. Infatti, la garanzia di prodotti di alta qualità è fondamentale per il mantenimento della reputazione e l’affermazione della carne sarda nei mercati nazionali e internazionali.
Il direttore di Coldiretti Sardegna, Luca Saba, sottolinea inoltre l’importanza di creare nuovi percorsi di crescita per le aziende, evidenziando la necessità di progetti che promuovano prodotti locali di alta qualità, come il maialetto Igp. Queste iniziative non solo sostengono gli allevatori locali, ma favoriscono anche pratiche sostenibili e l’autenticità della tradizione culinaria sarda.