Le imprese sarde continuano a fare i conti con un costo del credito tra i più alti d’Italia e con una stretta creditizia che penalizza soprattutto le micro e piccole aziende. Secondo un rapporto di Confartigianato Sardegna, il tasso d’interesse attivo medio pagato dalle imprese isolane è dell’8,07%, un dato superiore alla media nazionale del 6,52% e secondo solo alla Calabria. Le imprese sarde del settore costruzioni subiscono il costo più alto, con un TAE del 9,24%, seguite da quelle dei servizi (8,36%) e del manifatturiero (7,09%).
Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Sardegna, sottolinea come il perdurare dell’elevato costo del credito abbia causato un extracosto di 148 milioni di euro per le imprese dell’isola, con pesanti conseguenze sulla capacità di investimento e crescita, specialmente per le piccole realtà. “Questa stretta – commenta Meloni – rallenta gli investimenti in innovazione e sostenibilità, vitali per competere nel mercato attuale e contribuire agli obiettivi del Green Deal”.
Di fronte a tassi ancora alti, l’83,4% delle aziende sarde ricorre all’autofinanziamento. Tuttavia, il 50,7% delle piccole imprese continua a dipendere dalle banche, anche se in misura ridotta rispetto al 2018. Un supporto rilevante viene dai Confidi Artigiani, consorzi che offrono garanzie e migliorano le condizioni di accesso al credito per molte imprese sarde. Daniele Serra, segretario regionale di Confartigianato, ribadisce l’importanza di sostenere questi consorzi, fondamentali per assicurare alle PMI l’ossigeno finanziario di cui hanno urgente bisogno.