Secondo gli ultimi dati Istat, il primo semestre del 2023 si è chiuso con un valore globale dell’export regionale di 3,2 miliardi di euro: quasi un miliardo in meno di quanto si registrava alla fine del primo semestre del 2022 (4,3 miliardi). A pesare è il crollo delle vendite di prodotti petroliferi raffinati, -27%.

Al netto degli idrocarburi, il calo persiste ma si ridimensiona: il valore dei beni “non petroliferi” prodotti in Sardegna è stato di circa 570 milioni, 40 milioni in meno di quanto registrato l’anno passato (609 milioni, il -6,3%); si tratta di un risultato modesto, a maggior ragione poiché ottenuto in un contesto di prezzi crescenti.

A seguito del crollo del settore chimico-farmaceutico (-26,5% su base semestrale), il comparto produttivo più rilevante diventa quello dei prodotti in metallo (+72,2% rispetto al 2022). Va detto che in quest’ambito è incluso il settore degli armamenti e il settore delle lavorazioni in metallo per le costruzioni, che ha fatto segnare un exploit sorprendente, registrando, in un solo semestre, un valore di vendite estere superiore a quanto registrato nei sei anni precedenti.

Il secondo settore, per dimensione, è quello agroindustriale (terzo se si considera anche il petrolifero), che consolida il trend positivo dell’ultimo quinquennio; il valore dei prodotti alimentari esportati è stato infatti di circa 117 milioni di euro, in crescita del +18% rispetto al 2022.

Il settore agroalimentare

Quanto al comparto agroalimentare, nell’anno appena passato le vendite all’estero hanno rappresentato circa il 27% di tutto il valore dell’export manifatturiero non petrolifero, quota in crescita costante negli ultimi anni (era il 20% nel 2019).

Nel semestre appena passato i prodotti lattiero-caseari l’hanno fatta da padrone (+31% in valore), a testimoniare della buona tenuta della domanda internazionale di formaggi sardi e derivati. In leggera flessione, di contro, il settore pastaio e dei prodotti da forno (-3,3%), che veniva, però, da un 2022 più che brillante. Calo anche per le vendite di vini e bevande (-7,2%), pesci e crostacei conservati (-6,5%). In crescita tutto il resto, in particolare carni e salumi, frutta e ortaggi lavorati e conservati.

Va ribadito, tuttavia, che buona parte di queste dinamiche positive è frutto della crescita dei prezzi; basti dire che il prezzo unitario del pecorino, il principale prodotto alimentare sardo di esportazione, ha raggiunto il suo record storico, attestandosi, a giugno, oltre i 15 euro al chilogrammo, quasi sei euro in più di quanto si pagava a giugno di due anni fa (a titolo di paragone, sempre a giungo 2023, le quotazioni del parmigiano si sono fermate a 12 euro al kg).