Gli effetti del conflitto ucraino-russo, a causa dei rincari delle materie prime, dell’energia e dei carburanti, come gas, petrolio, grano e alluminio, ma anche per il rallentamento dei flussi turistici, sta mettendo sotto pressione oltre 30mila imprese sarde e circa 95mila addetti, rischiando così di compromettere la ripresa delle aziende isolane.

A lanciare l’allarme è l’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, che si focalizza sulle “imprese in prima linea per l’impatto della guerra nel centro Europa”.

A livello provinciale si osserva un più alto coinvolgimento del sistema produttivo nei settori maggiormente sotto stress a causa del conflitto in corso a Nuoro con il 42,0% di occupati coinvolti nelle imprese in prima linea, Sassari con il 41,0% e Sud Sardegna con il 40,4%.

Nel dettaglio si collocano nella trincea avanzata i settori con una maggiore intensità energetica: dalla metallurgia alla petrolchimica, dalla carta al vetro, dalla ceramica ai trasporti.

Nei comparti manifatturieri energy intensive sono sempre più numerosi i casi in cui il divario tra costi e ricavi diventa insostenibile, costringendo al fermo dell’attività: a due anni dal lockdown sanitario siamo arrivati al rischio di lockdown energetico per 762 MPI con 2.669 addetti.

Il caro-carburanti, come abbiamo visto in questi giorni, colpisce il trasporto merci e persone, comprimendo i margini per 2.989 MPI con 10.815 addetti. Le carenze di materie prime provenienti da Russia e Ucraina, associate a costi crescenti delle forniture, coinvolgono le imprese nei settori dell’alimentare, dei metalli e delle costruzioni, un perimetro in cui operano 15.477 MPI con 41.189 addetti.

Il conflitto ripresenta pesanti conseguenze anche sul turismo, già duramente colpito dalla recessione da Covid-19. Il blocco dei vacanzieri dalla Russia, inoltre, innesca effetti differenziati sul territorio. Tra le regioni in cui la spesa dei turisti russi, in rapporto all’economia del territorio, è più elevata, figura la Sardegna che conta 10.947 MPI nell’alloggio e ristorazione, che danno lavoro a 40.247 addetti.

“Le imprese sono al collasso perché non si aspettavano questo ulteriore aumento di costi fissi in tema di energia e di gas: alcune stanno valutando di interrompere le produzioni perché conviene fermarsi piuttosto che lavorare in perdita: il momento è difficilissimo – commenta Maria Amelia Lai, Presidente di Confartigianato Sardegna – al caro carburante, all’aumento dei costi in bolletta, alla difficoltà nel reperimento e all’aumento dei costi delle materie prime, agli effetti sulla nostra economia delle sanzioni imposte alla Russia, si aggiunge un elemento estremamente preoccupante: sta venendo meno quel clima di fiducia che, tra mille fatiche, gli imprenditori erano riusciti a recuperare, dopo due anni di pandemia in cui hanno fatto il possibile per reggere l’onda d’urto della crisi”.

“Per questo, è assolutamente necessario che venga rifinanziato l’ammortizzatore straordinario per le imprese artigiane, quale è il Fondo Bilaterale di Solidarietà – aggiunge Daniele Serra, Segretario Regionale di Confartigianato Sardegna – prima che gli effetti della guerra in Ucraina si scarichino aziende”.

“Noi siamo contro la guerra ovviamente e speriamo che questo si risolva nei migliori dei modi, nei tempi più brevi possibili – concludono Lai e Serra – certo che la preoccupazione è molta, perché dalla Russia noi importiamo gas, gas vuol dire energia. E noi non siamo produttori di energia. Tutto questo, due anni dopo l’inizio del covid, sta nuovamente modificando i rapporti economici, le esigenze, la domanda e l’offerta. Come avvenuto durante il periodo pandemico, alcune fasce di mercato si sono fermate e una volta ripartite hanno fatto fatica a trovare clienti”.

Venerdì, 1 Aprile 2022